Wi-Fi ed i Rischi per La Salute

21 Ottobre 2019 di Daniele Frulla


Tanti ne parlano e tanti ne hanno parlato, ma nessuno ha veramente risposto alla domana: il wi-fi è un rischio per la salute?

Il Wi-Fi non è altro che la trasmissione e ricezione di onde ettromagnetiche ed in tutta la nostra vita siamo attraversati continuamente da esse. Pensate al Sole, ai raggi Ultra Violetti, al forno a micro onde, alle radio alla televisione.

D’estate a chi non piace andare al mare e prendere una bella tintarella! Eppure se fate due conti vi accorgerete che stare per molto tempo al sole fa ancora più male che stare in presenza di onde Wi-Fi.

A chiarire meglio ci sono le leggi della fisica: le onde radio seguono la legge dell’inverso del quadrato. Ovvero, ogni volta che si raddoppia la distanza dalla fonte emissiva, si riceve solamente un quarto dell’energia “prodotta”. Ciò significa che se “vicino” al router Wi-Fi l’assorbimento è di 0,1 Watt (che già non fa male), a distanza di due metri si assorbiranno appena 0,025 Watt e così via. Alle normale distanze “operative”, quindi, l’intensità del segnale Wi-Fi è talmente bassa da non esser fonte di alcuna preoccupazione.

Il segnale Wi-Fi viene insomma a far parte di quel normale inquinamento elettromagnetico di fondo che è generato, ad esempio, dai segnali radio e TV. E c’è di più: la lunghezza d’onda dei segnali Wi-Fi (pari a 12 cm) è la stessa che caratterizza la radiazione cosmica di fondo.

Per fare un paragone, un cellulare (chi non ha un cellulare in tasca, minori esclusi?) con una potenza tipica di 1 W crea un campo di circa 6 V/m a un metro di distanza e di 60 V/m a 10 cm., mentre un router Wi-Fi a 1 metro di distanza crea un campo di circa 0,20 – 0,51 V/m, molto al di sotto del limite stabilito dall’Italia che è 40 V/m. I rilievi sono stati fatti diverse volte da molte Agenzie di protezione ambientale nazionali.

Infine, le radiazioni utilizzate non sono ionizzanti: ciò significa che la lunghezza d’onda è inferiore a quella della luce (spettro ottico, visibile) ed, in questi casi, non vi sono rischi di alterazione delle molecole. Un’analoga osservazione può essere quindi fatta non soltanto per le microonde (caso del Wi-Fi) ma anche per l’infrarosso e le onde radio. Si parla di radiazioni ionizzanti quando portano l’energia capace di modificare atomi o molecole. Paradossalmente, i raggi del sole (ultravioletti, UV) sono più pericolosi, in mancanza di protezione.

A preoccupare se mai potrebbero essere gli stessi telefoni cellulari che hanno potenza molto maggiore e vengono mantenuti per lungo tempo a contatto con la testa e quindi al cervello. Secondo alcune stime, una chiamata al cellulare di 20 minuti porta le stesse radiazioni dell’esposizione di un anno a una rete Wi-Fi. E anche in questo caso, finora, non esistono raccomandazioni specifiche dell’Oms o delle istituzioni sanitarie internazionali per contenere l’esposizione all’uso dei cellulari.

Wi-Fi e frequenza del segnale

In fisica lo spettro elettromagnetico riassume l’insieme di tutte le possibili frequenze delle radiazioni elettromagnetiche. Le varie frequenze sono suddivise in bande e lo spettro ottico indica quelle radiazioni che sono visibili all’occhio umano.
Oltre i limiti inferiore e superiore dello spettro ottico, vi sono bande di frequenze non percepibili dall’occhio umano con cui però ci troviamo ad interagire ogni giorno.

Si parte dai segnali radio con lunghezza d’onda più ampia (dell’ordine dei metri) per poi passare alle microonde, all’infrarosso, allo spettro visibile, fino all’ultravioletto, ai raggi X ed ai raggi gamma (lunghezza d’onda infinitesimale, dell’ordine dei picometri e frequenza invece elevatissima.

Le radiazioni caratterizzate da una lunghezza d’onda molto contenuta sono le più pericolose e sono dette ionizzanti (si pensi all’ultravioletto, ai raggi X e ai raggi gamma).
Tali radiazioni, infatti, trasportano sufficiente energia per ionizzare atomi o molecole (ovvero, in fisica, per rimuovere completamente un elettrone da un atomo o molecola).
Si pensi alle protezioni il cui utilizzo viene puntualmente caldeggiato da medici ed esperti quando ci si espone al sole per lunghi periodi (raggi ultravioletti, UV) ed alle attenzioni che i tecnici di radiologia ripongono ogniqualvolta un paziente debba effettuare una radiografia.

I router Wi-Fi trasmettono informazioni utilizzando radiazioni non ionizzanti: ciò significa che la lunghezza d’onda è inferiore a quella della luce (spettro ottico, visibile) ed, in questi casi, non vi sono rischi di alterazione delle molecole.
Un’analoga osservazione può essere quindi fatta non soltanto per le microonde (caso del Wi-Fi) ma anche per l’infrarosso e le onde radio.

Per quanto sin qui illustrato, allo stato attuale l’utilizzo di connessioni Wi-Fi non sembra poter avere alcuna conseguenza negativa sulla salute.
Precauzioni maggiori dovrebbero essere poste in esse, piuttosto, sull’utilizzo dei telefoni cellulari, soprattutto in considerazione del fatto che – normalmente – si tratta di oggetti che vengono mantenuti per lungo tempo a contatto con la testa e quindi a brevissima distanza da un organo vitale qual è il cervello.
Basti pensare che la “dose” di radiazioni assorbita dal corpo umano durante una chiamata di 20 minuti è pari a quella che si assorbirebbe in un intero anno ponendosi in un’area coperta da una rete Wi-Fi (vedere news della BBC). Le radiazioni complessivamente emesse da venti notebook con Wi-Fi attivato e due router wireless possono essere paragonate, più o meno, a quelle propagate da un unico telefono cellulare.

Un router Wi-Fi non è mai posto troppo vicino al corpo e spesso, addirittura, si trova in un altro locale (basti ricordare la legge dell’inverso del quadrato e tenere in considerazione il fatto che, ad esempio, le pareti riducono di molto la potenza del segnale).

A scopo meramente precauzionale, può essere ragionevole non sedersi a meno di un metro di distanza dal router Wi-Fi e non tenere, ad esempio, il portatile appoggiato sulle gambe mentre lo si utilizza.

In definitiva, allo stato attuale, non vi sono motivi per ritenere che le connessioni Wi-Fi possano avere un impatto negativo sulla salute. I router Wi-Fi, le schede wireless, le antenne Wi-Fi installate negli smartphone e nei tablet, come precedentemente evidenziato, emettono radiazioni non ionizzanti: non modificano cioè la struttura delle molecole né tanto meno alterano cellule e DNA ma interagiscono con i tessuti umani solamente attraverso la generazione di calore.
Se le radiazioni non ionizzanti emesse dai telefoni cellulari possano produrre qualche effetto su un sistema biologico, è assai difficile estendere la medesima osservazione alle connessioni Wi-Fi.

È pur vero che se la temperatura del corpo umano dovesse innalzarsi eccessivamente si andrebbe incontro a rischi per la salute. È però altrettanto vero che le “dosi” di radiazioni elettromagnetiche alle quali il corpo è esposto sono talmente contenute che il loro effetto è praticamente nullo (vedere il documento italiano della Organizzazione Mondiale della Sanità).
Ad un’intensità bassa, insomma, le onde elettromagnetiche non ionizzanti non rappresentano alcun pericolo perché ingenerano troppo poco calore per scaldare in modo significativo un tessuto. Aumentando l’intensità posso aumentare i danni da surriscaldamento ma quelli dovuti alla ionizzazione rimangono sempre assenti nel caso di radiazioni non ionizzanti come quelle di un cellulare, di un router Wi-Fi o di un’antenna WLAN.


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